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RIVELAZIONE DEL CONTENUTO DI CORRISPONDENZA (art. 618 c.p.).
L articolo prescrive il reato di chi fuori dalle circostanze prescritte nell art. 616, venendo a sapere in maniera abusiva il contenuto di una lettere non indirizzata a lui, per la quale doveva mantenersi il segreto, senza ovvia motivazione, lo svela, totalmente o parzialmente, comportandone un nocumento. Il nocumento è un fattore primario del reato e non, come la pensano diversi autori, una circostanza oggettiva di punibilità.
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VIOLAZIONI CONCERNENTILA CORRISPONDENZACOMMESSEDAPERSONE ADDETTE AL SERVIZIO DELLE POSTE, DEI TELEGRAFI O DEI TELEFONI (artt. 619 e 620 c.p.). L art. 619 prescrive il reato dell incaricato alle poste, ai telegrafi o ai telefoni che, approfittando di questo ruolo, compie una delle circostanze prescritte nell art. 616, ovvero, senza ovvia motivazione, svela totalmente o parzialmente quanto presente nella corrispondenza; questa seconda circostanza è prescritta come reato sussidiario.
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Nel caso di rivelazione di quanto presente nella corrispondenza non è previsto, come nell art. 618, il determinarsi di un nocumento. Il reato è proprio. L art. 620 c.p. condanna il reato dell incaricato alla poste, ai telegrafi o ai telefoni che venendo a conoscenza per le sue funzioni di quanto presente in una corrispondenza aperta o in una comunicazione telegrafica o in una conversazione al telefono, la svela senza ovvia motivazione a chi non risulta esserne il destinatario, ossia ad un soggetto differente da quello tra i quali la comunicazione o la conversazione è stata svolta.
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Trattasi pure in questa circostanza di reato proprio.
RIVELAZIONE DEL CONTENUTO DI DOCUMENTI SEGRETI (art. 621 c.p.).
Viene condannato chi, venendo a sapere in maniera illegittima del contenuto, che deve restare segreto, di altrui documentazioni, sia pubbliche che private, che non costituiscono corrispondenza, lo sveli, senza ovvia motivazione, ossia lo utilizzi a proprio o altrui vantaggio, determinando un nocumento.
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RIVELAZIONE O UTILIZZAZIONE DEL SEGRETO PROFESSIONALE (art. 622 c.p.).
Viene punito chi, conoscendo (per motivi che ineriscono i propri incarichi d ufficio) un segreto, lo utilizzi a proprio o ad altrui vantaggio.
Se la persona si presenta in maniera falesa come un professionista dovrà rispondere di altro reato. Il reato, altresì, deve compiersi senza ovvia motivazione. Rispetto al nocumento, carattere primario del reato, non si prevede che si verifichi in maniera concreta, in quanto basta l astratta eventualità che siffatto reato si determini, nelle circostanze del danno patrimoniale o non patrimoniale.
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Il secondo comma dell art. in questione prevede come circostanza aggravata, il reato compiuto da funzionari amministrativi, dirigenti, sindaci o liquidatori o da chi si occupa della contabilità dell impresa (circostanza aggravante inserita con la riforma all interno del diritto societario).
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RIVELAZIONE DI SEGRETI SCIENTIFICI O INDUSTRIALI (art. 623 c.p.).
Viene punito chi, è venuto a sapere grazie alle funzioni che espleta, di informazioni che devono restare segrete, su scoperte o ideazioni scientifiche o realizzazioni industriali, e che le sveli le riveli o ne faccia uso per proprio o altrui vantaggio. È un reato proprio che viole il cosiddetto segreto professionale.
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ALTRI DELITTI CONTROLA INVIOLABILITA DEI SEGRETI INTRODOTTI DALLA LEGGE N. 98 DEL 1974.INSTALLAZIONE DI APPARECCHIATURE ATTE AD INTERCETTARE O IMPEDIRE CONVERSAZIONI O COMUNICAZIONI TELEGRAFICHE O TELEFONICHE (art. 617 bis c.p.). Con la normativa in questione si vuole punire le attività di preparazione agli episodi di intercettazione: essa difatti ritiene reato la circostanza di chi, fuori dai casi previsti dalla legge, installi apparecchi, o parti di apparecchi per sottoporre ad intercettazione qualunque soggetto oppure ostacolare, comunicazioni o conversazioni sia al telefono che per mezzo telegrafico tra altri soggetti.
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